L’assenza nella prima Giostra
Porta Sant’Andrea è l’ultimo rione nato dopo la suddivisione della città in quattro quartieri. La prima Giostra del Saracino, infatti, fu corsa il 7 agosto 1931 dai rioni di Porta Burgi (colori verde, rosso e oro), di Porta Fori (cremisi e oro), di Porta Crocifera (bianco e verde), di Porta Santo Spirito (azzurro e oro) e dal Rione di Saione (verde, bianco e rosso), gli stessi costituiti nel 1930 dall’ETA in vista della realizzazione dei costumi dei valletti comunali.
Il perchè di questa assenza viene spiegato dal momento storico: la base del futuro quartiere di Sant’Andrea, che comprendeva il centro cittadino e la zona di Porta Nuova, aveva una realtà associativa molto debole rispetto alle altre zone della città, a differenza di Saione, il cosiddetto rione dei filosofi, nel quale era attivo fin dal 1925 un comitato in grado di dare forte impulso all’aggregazione sociale: quello delle “Stigmate di San Francesco”. La costruzione di una nuova chiesa parrocchiale fu un altro tassello che portò gli organizzatori a scegliere Saione come quinto protagonista della Giostra del 1931, nonostante questo si trovasse fuori dalle mura antiche della città, in quella che oggi chiamiamo periferia.
Possiamo dire che Sant’Andrea partecipò comunque alla prima edizione del Saracino, non come quartiere ma con i propri colori: il rione di Colcitrone, infatti, scese in piazza con i colori bianco e verdi, rappresentato dallo stemma con la croce di Sant’Andrea, studiata proprio per l’omonimo quartiere. Da qui il nome utilizzato, Porta Crocifera.
Porta Sant’Andrea entra a far parte della Giostra del Saracino
Dopo la Giostra del 1931, considerata dal regime un incredibile successo, avvenne il consolidamento della manifestazione e l’inquadramento delle realtà rionali nell’ambito delle organizzazioni di partito. Il 13 agosto 1931 si svolse una riunione nella sede dell’Opera Nazionale Dopolavoro, in cui erano presenti i rappresentanti dei cinque rioni che parteciparono alla Giostra. Il Segretario Provinciale del Dopolavoro, Fortunato Polvani, sottolineò “la necessità di addivenire al più presto alla istituzione di Società Rionali stabili che [avessero] sede propria e patrimonio proprio e si propongano di svolgere manifestazioni tradizionali e popolari e di concorrere unite alla rievocazione annuale permanente della “Giostra del Saracino”. I “capi” dei rioni aderirono “di buon grado” alla proposta, approvando “uno schema di Statuto per le costituende Società, da redigersi in maniera definitiva entro il più breve tempo possibile”. Il confronto, inoltre, si spostò verso la ripartizione rionale di Arezzo
Il 14 ottobre 1931 si svolse una nuova riunione, sempre presso la sede dell’OND, ma questa volta con la presenza del capo del rione di Porta Sant’Andrea, quartiere che come abbiamo detto non partecipò alla prima edizione del Saracino; mancava invece il rappresentate di Saione, rione che sarebbe andato a scomparire, così come quello di Porta Burgi. E’ così che i protagonisti della Giostra, vista la “soppressione” di questi ultimi due e l’arrivo di un nuovo quartiere, rimasero così in quattro: Porta Crucifera, Porta Santo Spirito, Porta del Foro (che perse la sua definizione latina) e Porta Sant’Andrea.
Sorse un problema: quello relativo l’attribuzione degli stemmi nei costumi dei Valletti Comunali dovuta alla scomparsa dei rioni di Saione e Porta Burgi. Di questo, però, ci fornisce una delucidazione la lettera del Direttore Provinciale del Folklore, Cesare Verani, inviata al podestà Occhini il 15 ottobre 1931: in essa, oltre ad esserci una bozza di statuto e un Ordine del giorno approvato il 14 ottobre, insieme al nuovo “statuto dell’adunanza dei capi dei vecchi rioni”, vi è una notizia sulle modifiche proposte per gli emblemi (sostituire quelli soppressi con l’aquila ghibellina e lo stemma del popolo di Arezzo). Si decise così che Porta Sant’Andrea si sarebbe forgiato del suo stemma naturale, la croce di Sant’Andrea appunto, e dei colori bianco e verde, mentre Porta Crocifera avrebbe assunto un nuovo simbolo, ovverio il colle sormontato dalla Croce (stemma già presente nella facciata della chiesa di Santa Croce in Colcitrone) e la raffigurazione della Pieve, emblema che rappresentava fino a quel momento il soppresso rione di Porta Burgi. Colcitrone cambiò così il suo nome, da Porta Crocifera a Porta Crucifera, in onore del del colle sormontato dalla croce definito “crucifero”.
Nell’inverno fra il 1931 e il 1932, dunque, si lavorò a quello che sarebbe stato il futuro Statuto della Giostra; numerose consultazioni videro protagonisti tutti i maggiorenti del regime, ma in modo particolare il Podestà Occhini e il Segretario Federale del PNF, gli uomini a cui spettava l’ultima parola in merito alle decisioni finali. Il 12 marzo 1932 “Giovinezza” rese pubblico quello che, di li a poco, sarebbe stato il primo Statuto delle Società di Quartiere della storia della Giostra, il vero atto di consolidamento di questa realtà. Gli organizzatori, fin da subito, misero in chiaro che la Festa sarebbe stata un fatto ricorrente, un qualcosa che sarebbe dovuto rientrare a pieno titolo nella tradizione della città.
Fu così, con l’approvazione del testo da parte del nuovo Segretario Federale Giannino Romualdi, che il 23 marzo 1932 divenne operante il nuovo Statuto che regolava struttura, organi e funzionamento delle nuove Società di Quartiere, poste definitivamente alle dipendenze dell’Opera Nazionale Dopolavoro
Il Comitato Organizzatore della Giostra del Saracino.
Si riconoscono il Podestà Pier Ludovico Occhini, il Segretario Federale Giannino Romualdi, Alberto Severi, Antonio Cappelli, Umberto Biondi, Fortunato Polvani, Luigi Serboli, Cesare Verani, Alfredo Bennati e Rinaldo Mugnai.
Sant’Andrea dal 1932 al 1940
Porta Sant’Andrea fece la sua prima comparsa in Piazza Grande il 7 agosto 1932, Giostra che vinse Porta Santo Spirito con la coppia Neri – Gabrielli. Il quartiere, che aveva la sua sede in piazza San Giusto, dove adesso si trova il centro sportivo “Sergio Stopponi”, conquistò solamente 3 vittorie su 17 edizioni disputate fino al 1940, anno in cui il Saracino subì una battuta di arresto a causa dell’entrata in guerra dell’Italia di Mussolini.
La prima lancia d’Oro della storia bianco verde fu conquistata il 24 settembre 1933 dalla coppia di giostratori formata da Quinto Moroni e Giuseppe Cangioloni; all’epoca Rettore era Rinaldo Mugnai, mente il Capitano del Quartiere era Giovanni Coppelli, primo e unico capitano di Porta Burgi. Fu sotto la sua guida che Sant’Andrea si aggiudicò anche la lancia del 9 agosto 1936 con i giostratori Alessandro Ghinassi e Ivo Bottacci, autori poi della terza vittoria l’11 giugno 1939.
Dal 1948 ai giorni nostri
La Giostra del Saracino riprese a vivere 3 anni dopo il secondo conflitto mondiale, precisamente otto anni dopo l’ultima edizione disputata, il 12 settembre 1948. Questa volta la rievocazione partì sotto l’organizzazione dell’ENAL, erede naturale del Dopolavoro (istituzione che sparì insieme al regime fascista), ma la festa del Saracino non cambiò affatto nelle regole e nello svolgimento, anzi, con il passare degli anni subì un sostanziale e positivo miglioramento, sia dal punto di vista della coreografia sia della partecipazione popolare.
La sede di Porta Sant’Andrea, dopo una momentanea parentesi in una stanza di via Oberdan n° 55, ritrovò la sua collocazione naturale nel passaggio pedonale all’interno di Porta Trento Trieste (nata nel 1815 come Porta Ferdinanda), ex posto di guardia disposto per la chiusura del portone nelle ore notturne. Questo locale aveva un camino di fronte alla porta d’ingresso, con attiguo ripostiglio, e le mura erano decorate con greche bianche e verdi dipinte dal Consigliere Galliano Gialli e dal fratello srodo muto del pugile Mario d’Agata, nonché bravissimo sbandieratore del Quartiere. Un grande finestrone, protetto da un’inferiata, guardava piazza San Giusto e da qui si poteva scorgere l’inizio di via Garibaldi e il campanile della chiesa di Sant’Agostino; all’interno vi era anche un tavolo coperto da una stola verde e lungo le pareti erano collocate le lance, gli scudi e le bandiere del rione. In sede venne istallata la prima televisione del circondario (siamo nel 1954) e la sera i quartieristi andavano a vedere i programmi portando con se sedie e all’occorrenza anche qualche pezzo di legno per il camino.
La sede di Porta Trento Trieste negli anni ’50
A livello giostresco gli anni ’50 e ’60 non furono certo gloriosi per il Quartiere di Sant’Andrea, che riuscì ad ottenere la quarta vittoria solo il 1° settembre del 1957, grazie alla coppia di giostratori composta da Ivo Bottacci e Tripoli Torrini (foto a destra), e ottenne solo due lance nel decennio degli anni Sessanta, grazie alle coppie Marino Gallorini – Assuero Favi (1 settembre 1963) e Franco Ricci – Tripoli Torrini. Sarà proprio uno di questi giostratori ad aiutare Sant’Andrea a risalire la china: si tratta del faentino Franco Ricci detto “il Bello”, uno dei giostratori più amati della storia bianco verde. Grazie al suo estro il quartiere bianco verde ottenne 5 lance d’oro dal ’68 al ’78, in coppia con Tripoli Torrini, Vittorio Zama e Vincenzo Verità. In questi anni, inoltre, ci furono dei rilevanti cambiamenti dal punto di vista della collocazione territoriale del quartiere, soprattutto per quanto riguarda la sede: dal piccolo spazio dell’arco di Porta Trento e Trieste, le stanze sociali si spostarono tra gli anni ’60 e ’70 nell’ex caserma dei pompieri di Piazza San Giusto dove gli spazi erano decisamente più ampi per la vita ricreativa dei quartiersiti bianco verdi.
1968: una festa nei locali dell’ex caserma dei pompieri, nuova sede degli anni ’60 |
Gli anni settanta portarono ad una nuova collocazione che di li a qualche anno diventerà definitiva, quella di via delle Gagliarde. Ex monastero ed ex stalla napoleonica, la sede in questione era adibita anche a palestra di pugilato dove si sono allenati atleti come d’Agata, Brandi, Landi e Innocenti, pugili di fama nazionale e mondiale. Inizialmente per le riunioni e la vita sociale era utilizzata una sala posta in un soppalco, accessibile grazie a delle scale laterali; la stanza aveva una finestrella che dava nel salone, mentre tutte le altre stanze (dove attualmente si trovano il circolo, il bar e i bagni) erano a disposizione del Tribunale; gli spazi dell’attuale cucina, invece, vennero adibiti a stalla del quartiere. Lo spazio, però, non era abbastanza e finalmente partirono i lavori per la riqualificazione dei locali.
I restauri del salone di via delle Gagliarde portarono ancora una volta, nel 1982, i quartieristi bianco verdi in una nuova provvisoria collocazione, quella del famoso “circolino”, posto nei locali della chiesa di San Gemignano, ospiti del parroco don Renato Bertini, storico sacerdote aretino e quartierista biancoverde . Questo, seppur piccolo e decadente, è uno dei luoghi che hanno fatto la storia di Sant’Andrea e di chi ne ha vissuto quegli anni. Al Quartiere fu data anche in uso la sala della “Società Operaia di Staggiano” posta in via Francesco Severi 9 , nell’estrema periferia del Quartiere. Lì per alcuni anni era solito riunirsi il Comitato Giovanile di Porta Sant’Andrea.
Il 18 marzo del 1989 finalmente arrivò la svolta, con l’inaugurazione, alla presenza del sindaco di Arezzo Aldo Ducci e delle maggiori autorità cittadine dell’ormai restaurata sede di Palazzo San Giusto, in via delle Gagliarde, luogo che è rimasto fino ai giorni nostri il cuore del quartiere di Porta Sant’Andrea. Nel 1997 la sala d’armi fu intitolata ad Enzo Piccoletti, nel primo anniversario della morte.
18 marzo 1989: l’inaugurazione della nuova e definitiva Sede di Porta Sant’Andrea
Il 16 aprile 2011 è stato poi inaugurato l’agognato Museo Storico, fiore all’occhiello della città in cui sono custodite le lance d’oro e i cimeli del passato bianco verde